Info
viale Tre Martiri presso ospedale civile Santa Maria della Misericordia
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Orari apertura: 9.00-13.00 e 15.00-18.00 dal lunedì al venerdì
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Consiglio
Presidente
Francesco Chiavilli
Vice Presidente Vicario
Lauro Zanirato
segretario
Paolo Zamberlan
amministratore
Ornella “Katia” Previato
consigliere
Nicola Astolfi
consigliere
Maria Formaggio
consigliere
Mauro Grignolo
Collegio Revisori dei Conti:
presidente
Michele Ghirardini
revisore
Paola Pisani
revisore
Patrizio Zanella
Dati Statistici 2023
0
Donatori
0
Donazioni Sangue
0
Donazioni Plasma
0
Donazioni Totali
Storia, avvenimenti più importanti e composizione del Consiglio direttivo.
L’Avis comunale di Rovigo nasce ufficialmente il 4 luglio 1953. Ad avere l’idea fu un gruppo di amici.
È proprio così che tante volte si comincia, e l’idea che ha fatto nascere l’Avis a Rovigo era essere pronti a dare aiuto al prossimo donando il sangue. Dopo 70 anni di solidarietà e impegno con la gioia del dono la stessa idea continua a riunire nuovi donatori e collaboratori.
Datato 4 luglio 1953 e firmato con l’avvocato Beltrame di Monselice, incaricato dall’Avis nazionale, furono in 29 a sottoscrivere l’atto costitutivo: P. Baratella, Pino Barion, don Ostilio Bego, Antonio Bolognesi, Italo Boscolo, Saverio D’Amico, Maurizio Fabbri, Pietro Fogagnollo, Paolo Furlanetto, Egidio Gabrielli, Antonio Mercusa, don Gervasio Passadore, Primo Pastorelli, Francesco Pavarin, Antonio Raimondi, Emanuele Raimondi, Giovanni Raisa, Aldo Romagnoli, Dante Schiavo, Giancarlo Stevanin, Antonio Sturaro, Tiziano Tentarelli, Arrigo Vernizzi, Nestore Veronese, Romano Volpato, Pompeo Bacchetti, Giovanni Silvestri, Giovanni Soattin, Lia Soattin. Alla firma erano con loro anche il professor Antonio Borghero, direttore dell’ospedale civile di Rovigo, e l’avvocato Angelo Schiesari.
La prima sede associativa fu una stanza di palazzo Roncale, concessa in affitto dalla Cassa di Risparmio, al canone di 1 lira l’anno. Solo pochi mesi prima, nei locali della parrocchia di San Francesco, una serie di incontri aveva sviluppato e creato le condizioni per realizzare l’idea di quel gruppo di amici che inizialmente riuniva Aldo Romagnoli, l’avvocato Italo Boscolo, il dottor Paolo Furlanetto, l’ingegner Mercusa, la signora Silvana Rossi, il professor Borghero e il dottor Riccardo Morsica, che poi sarebbe stato presidente dell’Avis comunale di Rovigo fino al 1960.
Nel 1953, primo anno di attività dell’Avis comunale di Rovigo, l’associazione contò 40 donatori e 13 donazioni. I fondatori non restavano fermi nel capoluogo e per far avvicinare all’associazione nuovi donatori si adoperavano spostandosi tra Adria, Badia Polesine, Castelmassa e Ariano.
Mese dopo mese, così, l’Avis cominciò a diffondersi in tutto il Polesine: contava 130 iscritti nel 1955, un anno importante perché fu possibile, con un contributo dell’allora Ministero della Sanità, aprire un centro trasfusionale.
Tutto quello che occorreva trovò posto in una stanza del reparto di Chirurgia dell’ospedale civile, allora in via Badaloni: per aprire il centro di raccolta furono acquistati una centrifuga da provette, un lettino per i prelievi, un’emoteca, un frigorifero con i flaconi di antisieri per determinare il gruppo sanguigno e l’Rh, un tavolo e alcune sedie.
Il centro trasfusionale fu spostato poi nel laboratorio di analisi, e infine nel reparto di Medicina, grazie al professor Cavazzuti, che rinunciò al proprio studio. Il centro era aperto giorno e notte, con turni continuativi di 36 ore del personale infermieristico.
Il 1958 fu per l’Avis comunale di Rovigo l’anno dell’autoemoteca. Anche così le donazioni salirono a 990.
Realizzando un’idea del presidente Riccardo Morsica, l’autoemoteca – un veicolo commerciale Fiat 1100 T carrozzato dalla Ditta Pietroboni di Bassano per lo speciale utilizzo – cominciò a raccogliere le donazioni di paese in paese.
L’acquisto di un mezzo mobile per la raccolta del sangue fu reso possibile da sottoscrizioni e contributi, offerti dalle banche e dal prefetto Ferruccio Scolaro.
In poco tempo, le uscite dell’autoemoteca sulle strade polesane diventarono sempre più frequenti. In particolare dal 1962, quando a dirigere il centro trasfusionale fu chiamato il dottor Ettore Cichella.
La raccolta “mobile” funzionava così. Sull’autoemoteca viaggiavano il primario e un’equipe di infermieri: alla guida facevano i turni Aldo Romagnoli, Settimo Esofago e Gino Bolognesi. I donatori e il presidente di ogni gruppo locale erano avvisati per lettera dell’arrivo dell’autoemoteca. I prelievi si svolgevano il sabato pomeriggio e la domenica mattina: nelle piazze dei paesi i primi anni, poi negli ambulatori medici.
A volte, l’autoemoteca arrivava direttamente a casa dei donatori. Succedeva con la famiglia Masiero a Gavello, ad esempio, che contava sei donatori: il padre e cinque figli.
E dopo la donazione – proprio come oggi – venivano offerti panini, acqua e bevande.
La soglia delle mille donazioni l’anno fu superata dall’Avis comunale di Rovigo nel 1959, proprio alla vigilia di un decennio fondamentale per le scoperte nell’immunoematologia.
Intanto, l’associazione continuava a crescere: nei numeri – nel 1962 il numero dei donatori superò quota 500, con 2.082 donazioni – e nelle iniziative.
I volontari Avis, infatti, arrivarono nelle scuole, dove iniziò anche la prevenzione del morbo di Cooley: a svolgere i primi screening per la microcitemia fu la professoressa Marta Radici, Primario pediatra dell’ospedale civile di Rovigo.
L’Avis, inoltre, organizzava feste da ballo e concerti a Rovigo, nei paesi e nei comuni vicini, e partecipava alle manifestazioni di altre associazioni: erano occasioni per i volontari di promuovere l’importanza di donare il sangue e per raccogliere le adesioni di aspiranti donatori.
Se tra gli anni ’50 e ’60 lo sviluppo dei centri trasfusionali era stato eterogeneo e avveniva attraverso le tecnologie man mano disponibili, impegnando vari enti, come fondazioni private create e gestite da associazioni non profit, servizi collegati agli ospedali e servizi gestiti dalla Croce Rossa, a Rovigo nel 1967 per raggiungere obiettivi di eccellenza la gestione del centro trasfusionale diventò una competenza del presidente dell’ospedale civile.
Fino ad allora era stata l’Avis a gestire direttamente il centro donatori.
Per questo cambiamento si decise di prendere, come sempre, la decisione migliore. E i volontari del sangue continuarono, anche se in modo diverso, a «essere pronti, sempre pronti, se c’è bisogno».
Sempre, ovunque, subito.
Allora come oggi, infatti, la gioia di donare riempie molto più che una sacca di sangue. E fa superare qualsiasi paura.
Nella storia dell’Avis comunale di Rovigo vanno ricordati anche i gemellaggi con l’Avis comunale di Dolianova nel 2001, e con le Avis comunale e provinciale di Ferrara nel 2021. Inoltre, le pubblicazioni dei volumi “35 anni di Avis rodigina” (1988) e “Avis Rovigo: 1953-2003. Cinquant’anni di solidarietà e impegno” (2003), a cura di Cristina Rossi e Matilde Serena Milan, con il contributo della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.